3 giorni dello scalatore allo Stelvio

19 luglio 2014 Salita al Passo Stelvio e al Passo Resia.
Un foglio bianco con scritto Ciclistica Sampolese ed una busta con lettera annessa sono appoggiate lì sul nostro tavolo d’angolo apparecchiato per sette. Roberto e Massimo sono già seduti e stanno consumando la ricca colazione. Arriviamo anche noi e sul tavolo va a finirci un po’ di tutto: speck, formaggio, pane nero, ciotole con lo yogurt, succhi, piatti con dolciumi. Un saluto e poi Robby ci dice: “C’è una busta”. “Aprila, o preferisci che lo faccia io?” gli rispondo immediatamente “sarà probabilmente un benvenuto dell’hotel”. Apro la busta, c’è la carta intestata dell’hotel Zur Sonne, al Sole, inizio a leggerla a voce alta: “Buon giorno a tutti Voi gentili ospiti e buona giornata in partikolare all’amiko Roberto ke sappiamo essere l’uniko del vostro Gruppo a non avere ankora skalato il mitiko Stelvio. Marseiler Werner e tutta la sua famiglia nell’augurarVi un lieto soggiorno Vi rikordano che per salire ai 2758 m di altezza del Passo Stelvio, provenendo dalla nostra Val Venosta, dovrete affrontare ben 48 tornanti. A tutti Voi, ma in particolar modo all’amiko Roberto, i nostri sinceri auguri per una giornata esaltante. Le previsioni atmosferike sono ottimali. Cielo sereno o poco nuvoloso fino alle ore 17:00. Temperatura prevista dai 25 ai 30 °C, vento debole, precipitazioni assenti, umidità dal 34 al 49%. Al Vostro rientro potrete festeggiare il Vostro successo con la nostra amatissima bionda (birra) prima di gustare le squisite specialità della nostra kucina. Skusateci per i probabili errori di ortografia. Marseiler Werner e tutta la sua famiglia”. Robby è visibilmente sorpreso, è emozionato per il trattamento di riguardo manifestato nei suoi confronti. Sa che oggi è la sua giornata, sa di essere l’indiscusso protagonista di questa spedizione ma questa accoglienza stupefacente lo coglie di sorpresa. E’ una cosa inaspettata e appare quasi stordito. Ha dormito nel corso della notte, ma lo ha fatto in malo modo. Un poco per l’agitazione, comprensibile e non controllabile che coinvolge ognuno di noi prima di un grande evento, un poco per il fatto che nella stanza n°15 dello Zur Sonne, per diversi momenti, per prolungati momenti, ha dovuto sopportare un brusio di fondo che con il passare dei minuti si è poi trasformato in un rimbombante effetto segheria. In quei lunghi minuti trascorsi ad occhi spalancati il Campione Sociale in carica presumibilmente avrà pensato a tutte le volte che alla domanda: “Ma tu lo hai mai scalato lo Stelvio?” aveva dovuto rispondere:”No, ancora no”. Ora invece è qui davanti a noi, felice di poter finalmente presenziare a quella sfida che per troppi anni, per un motivo o per un altro, non ha mai potuto affrontare. Anche Dario sente l’importanza dell’evento e per la prima volta quest’anno si presenta alla partenza con la divisa sociale completa. E’ un regalo, probabilmente un omaggio che ha ritenuto doveroso offrire a Roberto in questa giornata particolare, che il Campione in carica segnerà sicuramente con un asterisco sul quaderno delle Grandi Imprese. Alda, anche in questa due giorni che trascorreremo in Sudtirol, preferisce appartarsi e continua a rifiutare il pernottamento in camerate. Per lei la singola stanza n°10 per me, Mauro e Maurizio, la confortevole stanza mansardata n°16. Partiamo da Lasa baciati dal sole, baciati dalla fortuna, baciati da quel senso di giustizia che, cicloturisti meritevoli come noi, sotto sotto pensano di dover meritare. Statale SS 40 fino a Spondigna dove, dopo la rotonda, le nostre bici attraversano i binari della ferrovia e il fiume Adige sottostante. Non siamo più in fila indiana, diventiamo una formazione a ventaglio e tutti e sei invitiamo Roberto a mettersi davanti, ad aprire il convoglio di quella che non sarà una processione, ma uno schieramento a sua disposizione. Pensieri, emozioni, speranze, forse anche una certa preoccupazione. Nella testa del ragazzo, che Elena aveva chiamato Topino alla partenza di ieri, chissà quante sovrapposizioni in quei primi minuti. Lo affianco, lo interrogo sulle sue aspettative, lo rassicuro sul fatto che potrebbe rimanere deluso dalla prima parte della salita, lo invito anche ad assaporare pian piano il piacere della scoperta, lo tranquillizzo che l’accavallarsi di sensazione contrastanti è del tutto normale, lo invito a salire con passo controllato, giusto, senza preoccuparsi se davanti a noi Massimo spinge i pedali ad un ritmo che noi non possiamo permetterci. Il ciclista di Olmo d’altronde ci fa compagnia fino a Trafoi ma poi, senza dircelo espressamente, ci fa capire che i pannetti dei freni lui è abituato ad utilizzarli in discesa. Più saliamo e più cambia il panorama. Ai primi rettilinei abbastanza insignificanti subentra il tratto nel bosco con i primi tornanti. Quando la valle si apre e le cime innevate si mostrano ai nostri occhi sento Roberto dire “E vaca!”. Mi guardo intorno ma non vedo nessun bovino, non odo nessun rimbombo di campanaccio. Al 26° tornante siamo ai 2119 m di altitudine, siamo in tre, io, Roberto e Dario. Massimo è più avanti, molto più avanti e, con la sua consueta pedalata elegante e costante, sarà già nel tratto spettacolare degli ultimi tornanti, dove il cielo è sempre più blu. Al 14° tornante nuovamente Roberto grida: “E vaca!”. Questa volta le mucche ci sono veramente però ben presto capisco che l’esclamazione non è per segnalare il gruppo di bovini seduti a terra ma per la vista dei tornati e del rifugio che intravediamo sul passo. Striscia d’asfalto, tornanti in rapida successione (meglio tornanti in successione), fiori che ricoprono i pendii, la neve sulle vette, moto che salgono e che scendono, contenitori di gel e liquidi energetici a bordo strada. Penso che sarebbe un bene per tutti se i produttori di questi integratori aggiungessero anche un poco di fosforo all’interno dei brik. A poco più di un km dall’arrivo Roberto pregusta la gioia del successo ma ha paura che l’emozione posa fargli un brutto scherzo. “Andiamo su insieme altrimenti mi avvilisco”. Al Campione Sociale in carica ripeto che proprio non deve avvilirsi bensì gioire. Certo Massimo è già su da un po’ ma il suo compito era proprio quello di andare a constatare che la porta del Paradiso fosse aperta. Io e Dario siamo lì al suo
fianco come angeli custodi mentre Alda, Mauro e Maurizio, come Cherubini, sono dediti alla protezione e alle prove di bel canto. Ognuno di noi aveva un compito ben preciso da svolgere, ognuno di noi lo porta a termine nel modo migliore. Foto di rito sul Passo e congratulazioni reciproche. La luce negli occhi di Roberto è la più luminosa di tutte ed è giusto che sia così. C’è ancora il podio del Trofeo Mapei sul lato destro della strada per cui scattiamo foto anche lì. Foto di gruppo, foto alla ragazza, foto a Roberto che per la prima volta conquista il Passo dello Stelvio e foto a Massimo, colui che più di ogni altro oggi ha domato lo Stelvio. Scendiamo in Svizzera a Santa Maria Val Mustair e prima di arrivare a Glorenza imbocchiamo la strada per il Passo Resia. Il mio ricordo và a Celestino, che anni addietro, alla fine di questo stesso anello aveva detto: “E stato più duro salire al Resia sulla pista ciclabile che allo Stelvio nonostante i 48 tornanti”. C’è del vero in quell’affermazione e ce ne accorgiamo nelle prime ore di questo pomeriggio. A fatica, con sudore ma anche con tanta determinazione raggiungiamo il lago, ammiriamo il campanile immerso nel lago, raggiungiamo il territorio austriaco, rigiriamo le bici e ci fermiamo a mangiare il panino più scarso di sempre, una rosetta di prosciutto cotto e formaggio che classificarlo panino proprio non si può. Kitesurfing sul lago, corsa podistica attorno al lago, noi con il vento contrario torniamo a valle per la strada SS40 fino a Glorenza dove fortunatamente riprendiamo la ciclabile per Merano. Alla fine dalla giornata sono quasi 2900 i metri di dislivello superati e 132 i km percorsi. Al nostro ritorno, come suggeritoci dalla famiglia Werner, festeggiamo il successo dell’impresa con l’amatissima bionda (birra) poi, all’ora di cena, gustiamo le squisite specialità della loro cucina. Che dire ancora? Il peperoncino è risultato essere molto, molto, molto piccante mentre la sorpresa finale a Roberto ci è sembrata molto, molto, molto gradita. Riceve un diploma di merito, un diploma di maturità. Sei splendide voci, le nostre, sulle note di “Ma la notte no” di Renzo Arbore intonano la canzone Passo dello Stelvio ed ancora una volta l’emozione è difficile trattenerla.

Passo dello Stelvio (19 luglio 2014) Hai scalato il Cerreto, il Lagastrello e il Cirone ma lo Stelvio no! Sei salito al Bratello alla Scalucchia e alla Cisa ma allo Stelvio no! Hai conquistato il Sillara il Pradarena e il Ticchiano ma lo Stelvio no! Sei andato al Gran Sasso e sui Quattro Passi ma allo Stelvio no! Hai domato il Fauniera i Pirenei e il Ventoux ma lo Stelvio no! Sei salito al Monviso anche là al Plöckenpass ma allo Stelvio no! Hai scalato lo Stalle e conquistato il Grossglockner ma lo Stelvio no! Sei salito al Maloja, anche sull’Hahntennjoch ma allo Stelvio no! Ti distrugge lo stress se non conquisti quel Pass ascolta noi perciò… Che stress, che stress che devi provare hai ragione tu Che stress, che stress che devi provare ti porterem lassù Che stress, che stress ti manca lo Stelvio dai vieni con noi lo stress, lo stress vedrai se ne andrà là dopo Trafoi Robby non tormentarti cosi Robby dai dicci di sì Sullo Stelvio, sullo Stelvio sullo Stelvio, sullo Stelvio sullo Stelvio, sullo Stelvio sì Hai scalato lo Stelvio ti chiedevan gli amici “L’hai fatto sì o no” tu abbassavi la testa e rispondevi serioso “No, ancora no” E poi Piero sbuffava e chiedeva stizzoso “Ma come si fa? Non ha fatto lo Stelvio non può stare nel Gruppo perdiamo in dignità” Andiam, andiam andiam sullo Stelvio dai vieni con noi andiam, andiam andiam sullo Stelvio guarda lì Trafoi andiam andiam siam quasi arrivati il Passo eccolo è là andiam andiam ancora un tornante e sarà felicità! Robby sei giunto quassù Robby cosa chieder di più Ce l’hai fatta, ce l’hai fatta sei uno di noi ce l’hai fatta, ce l’hai fatta hai la MATURITA’