S.Polo – Roma: quasi un riassunto

Gli amici, i famigliari, il prete, il Sindaco ed il fisarmonicista. Fabio l’autista, Seila, Gabriela ed Alda, Dario e Danilo, Mauro e Giorgio, Oscar e Paolo, Davide e Raffaele, William e Luigi, Maurizio e Pierluigi, Mario e Fabrizio, Livio e Luigi, io, Adorno, un altro Giorgio (Ralf) ed un altro Davide. 24 bici per 23 cicloturisti. Le foto e le interviste, il foglio firma e la partenza, le prime pedalate e i primi distacchi. Il sole e la pioggia, le folate di vento e la grandine, il freddo e le smorfie sui volti. La sosta improvvisa ed il primo panino. La ripartenza e la preoccupazione, il possibile e l’impossibile. L’arrivo alla Cima Coppi ed il ricongiungimento, la foto di gruppo all’Abetone con Paride Milianti e la prima salita sull’autobus. L’acqua fredda della piscina di San Marcello Pistoiese e poi Enzo e Daniele, Roberto e
Moreno, la prima birra e la grande abbuffata al Ristorante “Il Cacciatore”. Il cielo nuvoloso del mattino e la luce improvvisa che dissolve le nuvole. Chi dice “Oggi non parto” e chi arriva a Pistoia nella scia di un anziano signore per poi ripartire seguendo un poderoso biker. San Baronto e l’ammonimento di un passante, la divisione del gruppo e lo spettacolare volo, il balletto di San Gimignano sotto le magnifiche torri e la forte pioggia fino a Colle Val d’Elsa. Lo sgretolamento del gruppo e la visita del borgo storico, altre birre ed altre emozioni. Pinocchio ed il vetro soffiato, l’ascensore e La Vecchia Cartiera, gli innumerevoli vassoi di sedani rigati al ragù di carne e il coscio di maiale al forno. E poi la tappa più lunga con l’Abbazia di San Galgano e i dislivelli del monte Amiata, gli allunghi ed i primi
crampi, le banane e le merendine, le continue salite e le macchie di ginestra, le distese di ulivi ed i campi di grano, le pareti di tufo e l’arrivo a Sovana. Il Resort con la splendida piscina e il labirinto di alloro, il borgo medievale impreziosito dal Palazzo Pretorio e dalla splendida piazza. Terra di confine. Maremma e Tuscia. Terra che regala la vista di Pitigliano, del lago di Bolsena e la sua splendida rocca. Il primo inconveniente meccanico e il cambio di una ruota, la bicicletta alzata al cielo sulla sommità di Bagnoregio e poi Civita, la città che muore. Che altro ancora? La velocità che non ti permette di vedere la deviazione per Grotte Santo Stefano e nega a più d’uno la vista di Vitorchiano. Peccato! Viterbo e il suo centro storico, Viterbo e l’ultima notte in hotel per l’intero gruppo. E poi l’ultima tappa, la ricerca della ciclabile a Formello, la voglia di arrivare, le forature, l’ingresso a Roma, le lacrime di gioia e la soddisfazione di aver compiuto l’impresa. La Basilica di San Pietro, le bici al cielo, gli abbracci, le foto e le strette di mano, la ricerca del pullman e la paura di non poter fare ritorno. Solo emozioni? No, anche eritemi,
tendinite, herpes, bruciori al culo e vesciche ai piedi. Per un riassunto dettagliato ci vorrà tempo, questo è solo un elenco abbozzato frettolosamente ma forse può dare l’dea di quel che è stato la nostra San Polo – Roma 2016. Quando ci penso mi viene… da sorridere.

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