No, la barca no!

Ora che anche il treno 9822 delle 11:38 di domenica 29 giugno 2014 proveniente da Bari è arrivato – anche se in ritardo di 20’ – tutti siamo rientrati alla base. I primi tre a partire, nel cuore della notte di sabato 21 giugno, lo avevano fatto salendo a bordo del Fiat Ducato mentre in nove avevamo raggiunto la stazione dell’Alta Velocità di Reggio Emilia in automobile. Ci eravamo comodamente seduti sulle accoglienti poltroncine di Italo fino a Napoli Centrale, avevamo poi camminato all’interno della stazione stessa fino a raggiungere la piattaforma della Circumvesuviana e da lì eravamo prontamente saliti sulle spartane panche del treno in partenza per Sorrento. Una navetta che effettua il servizio spiaggia dalla Piazza centrale di Piano di Sorrento al mare ci aveva, su nostra esplicita richiesta, condotto al poggio di Colli San Pietro dove si trovava il nostro primo hotel. Poi finalmente con la bicicletta, la nostra amatissima bicicletta, avevamo cominciato a pedalare, girovagare, spingerci di qua e di là seguendo la bozza del programma dettagliato ma anche spingendoci in varianti decise al momento e questo perché da tempo siamo viaggiatori e come ha scritto Josè Saramago “Non si è viaggiatori se non si è curiosi”. Nel proseguo del nostro viaggio abbiamo camminato, utilizzato l’ascensore nel salire o nello scendere dai diversi piani degli hotel, abbiamo spinto la bici per mano nei tratti di strada interrotta e vietata alle automobili ma consentita solo a cicloturisti come noi o a motocrossisti. Abbiamo utilizzato taxi speciali, ci siamo serviti di un bus del trasporto pubblico per raggingere l’aeroporto, siamo saliti in aereo per il ritorno, abbiamo utilizzato un treno regionale e utilizzato Freccia Bianca per il rientro, abbiamo soprattutto pedalato, tanto pedalato, ma la barca no, non l’abbiamo mai utilizzata. Ora il viaggio è finito ma non è vero perché è ancora una volta Josè Saramago a farci riflettere e a regalarci questa pillola di saggezza:
“Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.”
Anche noi ritorneremo, anche noi ripartiremo, andremo nuovamente da qualche parte, continueremo ad essere curiosi, a regalarci quelle emozioni che ci riempiono di gioia e che senza dubbio ci fanno gridare:
“Sì, felici di averlo fatto!”

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