La due giorni alpina

Sabato 18 luglio 2015


Siamo saliti, lentamente e con fatica, al Flüelapass e ancor più lentamente sull’Albulapass poi, ogni volta che siamo giunti sul passo, i nostri sguardi hanno spaziato a 360° e ci siamo dimenticati degli sforzi profusi, non ci siamo preoccupati dei tanti liquidi persi nel corso della salita ma abbiamo semplicemente sorriso, felici di aver condiviso con Mauro quel sogno che, anno dopo anno, pareva non dovesse avverarsi mai. Ci eravamo inerpicati, nelle prime due domeniche di luglio, sulle nostre montagne emiliane per abituare le nostre gambe agli sforzi prolungati. La prima domenica avevamo sofferto sulle rampe di Musiara e di Schia, una settimana dopo sul Lagastrello eravamo transitati una prima volta bei pimpanti ma poi, nel risalire al passo una seconda volta dal versante di Comano, c’è chi era arrivato sfinito, sfibrato, esausto. L’immane fatica, in quella seconda domenica di luglio, si era manifestata anche in prossimità della Liocca, sulle rampe dell’Andrella e soprattutto sugli ultimi strappi prima di arrivare a Vetto. Era stato un ottimo allenamento alla fatica, una bella prova di sforzo controllato, un eccellente esame preparatorio alle salite alpine del programma 2015 denominato “Oltre quota 2000”. Ci siamo andati solo in quattro oltre confine per affrontare il magico anello svizzero di 114 km con partenza ed arrivo a Zernez, nella bassa Engadina. Abbiamo così potuto ripercorrere 21 km della strada 27 – da La Punt-Chamues a Zernez – percorsa tre anni fa nella tappa Chiavenna – Landeck quando in 22 avevamo raggiunto Eisingen, in Germania e se allora la bassa Engadina si era mostrata facile da percorrere perché quasi tutta in discesa oggi siamo consapevoli che non sarà così. Giro ad anello da effettuare rigorosamente in senso antiorario. Da Zernez a Suchs sono 7 km pianeggianti e li pedaliamo in scioltezza poi il cartello stradale ci segnala di girare a sinistra e cominciamo a salire preparati ad affrontare tornanti, drittoni, cambi di pendenze ma anche fiduciosi di poter ammirare scenari incantevoli. Confortati dalla presenza di un bel sole ironizziamo sulle previsioni meteorologiche, non ottimali, che per giorni Mauro ci ha delineato. I primi profumi salendo il Flüelapass non sono per niente piacevoli. Non annusiamo l’odore di resina, di legno tagliato, di sottobosco e nemmeno quello della merda di vacche al pascolo ma solo odore di ferodo. Frenano e come se frenano le macchine scendendo a valle e se loro frenano in continuazione a noi che stiamo salendo cosa toccherà mai fare? Spingere, spingere sui pedali e conquistare tornante dopo tornante, drittone dopo drittone, la sommità del cielo. Incontriamo tantissime moto in ambo i sensi di marcia, diversi quad e macchine d’epoca lungo i 13 km prima di giungere ai 2383 m del valico, dove non c’è più vegetazione, dove non crescono nemmeno più i pini mugo, dove solo fili d’erba, cardi e fiori dai tanti colori si mostrano ai nostri occhi. Il cielo è meraviglioso, il profilo delle montagne lo è altrettanto. Scatto foto in continuazione ma l’obiettivo della macchina fotografica non cattura i nostri sguardi, non va alla ricerca dei nostri sorrisi, non immortala la gioia del nostro primo successo di giornata, l’obiettivo va a cercare il bianco delle nuvole che contrastano l’azzurro del cielo. Il bianco delle nuvole non è il solo bianco presente ai 2383 m del Flüelapass perché c’è il bianco della neve che vediamo sulla sponda del laghetto e c’è il bianco della schiuma da barba che spalmo sul viso di Mauro per effettuare un breve video da regalare poi a Giaggio che, per motivi di lavoro, non è con noi oggi. Caronte sta ancora imperversando sulla pianura padana e nel resto d’Italia e noi siamo costretti ad indossare la mantellina per scendere a valle, per arrivare a Davos. Leggera delusione perché Davos non è quella perla che mi ero immaginato. Davos, famosa per essere stata punto di ritrovo per i rappresentanti dei G7, la lasciamo alle nostre spalle e pedaliamo spediti verso valle. Ci fermiamo per rabboccare le nostre borracce proprio di fianco ad un tratto della ferrovia, vediamo i binari ma non il famoso trenino rosso poi ripartiamo ed entriamo in un lungo tunnel, fortunatamente in discesa, che ci regala un grande effetto frigo e la pelle d’oca sulle braccia. Fuori dal tunnel i raggi del sole ci riscaldano e i tornanti in salita, che all’improvviso appaiono davanti a noi, ci fanno nuovamente sudare. Vederli sulle mappe i percorsi sembrano sempre facili da percorrere ma poi sull’asfalto le cose cambiano, e come se cambiano. Un paio di strappi e poi ancora un panorama mozzafiato, un paesino abbarbicato sul colle con il campanile che svetta nel cielo sempre terso e finalmente ancora discesa, piacevole discesa. Giriamo a sinistra per l’Albulapass, in poco meno di 31 km raggiungeremo il passo. 31 km? Sì, 31 km non sono uno scherzo e 1461 m di dislivello non sono poca cosa, 2312 è la quota a cui dovremo arrivare. La strada da principio ci mostra laghetti, buche di un campo da golf, il torrente sulla nostra destra, vacanzieri che calpestano i verdi prati, poi la strada ci mostra anche dell’altro. L’ampia striscia d’asfalto, strappata dal fianco della montagna, comincia ad inerpicarsi con pendenze significative. Alla nostra sinistra la nuda roccia e a destra lo strapiombo e la cascata d’acqua. Bergün è un gioiello di paese che oltre ad una piazzetta contornata da case dipinte e da un campanile slanciato, anch’esso
decorato, ci offre una lunga serie di fontane. E’ buona la birra ma in certi momenti è l’acqua che si desidera e qui a Bergün non c’è che l’imbarazzo della scelta. Siamo a metà salita ma la parte più dura comincia adesso. Ancora 1000 metri di dislivello da superare, 200 metri di pavé in centro paese poi il panorama diventa superlativo. Il torrente forma cascate continue, l’acqua a tratti non è più azzurra ma appare bianca a causa della schiuma prodotta tra un salto e l’altro. Ci sono ciclisti che ci superano e altri sdraiati per terra all’ombra. Vediamo ponticelli, binari, gallerie e poi anche il trenino rosso con alcune carrozze che come tetto hanno una vetrata. I turisti possono godere delle bellezze paesaggistiche comodamente seduti su queste carrozze, sia in estate che in inverno, e poterci salire in una giornata invernale in mezzo ad un mare di neve e ghiaccio deve essere un’esperienza indimenticabile. Per noi sarà indimenticabile anche questa giornata perché le emozioni, oltre alla fatica, sono veramente tante. Pare debba essere sempre dopo la curva il passo ma non è così. Non ci sono più alberi ma solo roccia. Ci sono tralicci che ci fanno ben sperare ma poi in mezzo alla roccia vediamo le automobili ed allora, individuata la strada, capiamo che dobbiamo salire ancora. Un altro gradone, altri sentieri, altre macchie di fiori, fiori che potrebbero essere genziane, fiori dal colore giallo, fiori viola a grappolo dalle larghe foglie, tante macchie di cardi. E’ difficile non sentirsi protagonisti in una giornata come questa, è impensabile poter dimenticare un domani questa scalata. Sul Flüelapass siamo giunti tutti e quattro insieme, qui sull’Albulapass no. Mauro è il primo ad arrivarci e quando io, Alda e Maurizio scolliniamo lui si è già tracannato una birra e reso sicuramente omaggio all’amico di una vita, a Fabio, a quel Gioiellino che in tanti discorsi risulta sempre essere presente. Ancora foto al cielo, alle montagne circostanti, alla strada che scende in mezzo alla vallata. Foto e video per non dimenticare, foto e video per poter riassaporare in futuro la gioia di questa giornata, foto e video per poter regalare a Giaggio un’emozione che sfortunatamente non ha potuto condividere con noi. Niente barba ai 2315 m dell’Albulapass, la strada è ancora lunga, ma tempo ne abbiamo per cui scendiamo senza fretta e senza rischi. Raggiungiamo il pulmino, carichiamo le bici, lasciamo la Svizzera, attraversiamo Landeck e ce ne andiamo a Kappl, in Austria, alla ricerca del Garni Montana, desiderosi di farci una bella doccia, impazienti di mangiare finalmente qualche cosa e vogliosi di gustare anche una fresca birra. Oggi abbiamo percorso 114 km con 2400 di dislivello totale, domani sarà un altro giorno ma già sappiamo quel che ci aspetterà.
Domenica 19 luglio 2015
Uscire dalla camera alle 5:20 del mattino per fare una passeggiata e per andare a bere acqua fresca alla fontana distante almeno 500 m potrà risultare ai più certamente singolare. Uscire dalla camera alle 5:20 del mattino e prendere le chiavi del furgone al posto di quelle della porta di ingresso del Garni e poi alle 6:10 chiamare con voce strozzata “Ermes, Ermes” non potrà che regalare ai più una certezza: “Non poteva essere che Mauro”. Sì, Mauro ha cominciato la domenica così, chiudendosi fuori dal Garni di presto mattino ma contento di aver bevuto acqua fresca e aver visto albeggiare. Non una nuvola in cielo questa mattina ma Mauro continua a non fidarsi e consulta le previsioni meteo, è diventato schiavo delle previsioni meteo. Il programma odierno prevede la salita ai 2037 m del Silvretta, sotto l’omonimo ghiacciaio dove c’è anche una grande diga. La colazione è ottima e abbondante ma ci affligge un problema. Come faremo a spiegare le nostre esigenze alla giovane proprietaria? Il costo del pernottamento sarà già stato prelevato dalla carta di credito? Come chiederle di poter fare una doccia prima di partire? Ah, se almeno uno di noi conoscesse l’inglese o il tedesco?. “Io kualke kosa riesko a dire in italianen!”. Che meraviglia sentire quelle parole e poi le altre che la bionda signora ci snocciola subito dopo: “Potete rakkoglieren tutta la vostra roba in une stanzen sola e al ritorno farvi una bella doccien. Voi dare a me vostri documenti, io registraren e poi dare a voi fatturen. Niente prelieven da karte kredito”. Valle incantata quella percorsa oggi, valle che prevede un pagamento da parte di tutti i mezzi a motore per essere attraversata. Noi saliamo con facilità, il percorso è breve, le pendenze non proibitive, tutto risulta molto più facile rispetto a ieri. In riva al lago, con il ghiacciaio alle spalle effettuiamo gli ultimi scatti. La giornata è calda e nello scendere a nessuno viene in mente di indossare l’antivento. Giungere a valle è un attimo, risalire al Garni Montana, posizionato a mezza costa 2 km prima di Kappl, non è un problema. Sulla via del ritorno ci regaliamo, ormai è una consuetudine, la sosta alla Birreria Forst per gustare affettati, birra e caffè. Il viaggio 2015 “Oltre quota 2000” è finito. Restano, nella testa di ognuno di noi i ricordi, i bellissimi ricordi, poi ci sono anche le fotografie, i video e perché no, anche un consiglio da suggerire agli amici cicloturisti: “Andateci appena potete, l’anello Zernez – Flüelapass – Davos – Albulapass – Zernez è sì impegnativo ma è bellissimo”.

Lascia un commento