La curva Alda

Lunedì 22 settembre 2014. Da ieri, domenica 21 agosto 2014, nei pressi della località Grassano Chiesa, la curva mappata da Google come punto 44.594704, 10.447308, non è più genericamente un tornante di via Giuseppe Fontanili ma è diventata, e lo sarà per sempre, la Curva Alda (e non Curvalda perché troppo somigliante all’Ubalda e porterebbe a facili e scontate ironie). E’ stata quella di ieri ancora una giornata di dolore e di sangue versato sull’asfalto, dolore e sangue che ancora una volta ha coinvolto una tesserata della Ciclistica Sampolese. Per quest’anno potrebbe bastare, dopo Piero, dopo Paola, dopo Maura (ho dimenticato qualcuno?) a cadere è stata Alda, la nostra segretaria. È’ rovinata a terra sul manto stradale viscido, in quel tornante proprio sotto al cimitero di Grassano, in quella curva a gomito che è sempre all’ombra. L’ultima domenica d’estate ci aveva regalato al via la presenza di due protagonisti assenti da tempo, Adelmo e il Paolo matildico, e fatto conoscere uno stagista raccomandato da Piero, tale Sandro Venturelli ex ciclista dilettante. Giornata splendida, temperatura ideale, tracciato impegnativo, presenza ancora una volta numerosa. Nei dintorni di Quattro Castella avevamo incontrato Maura e Celestino impegnati nel Cicloraduno Reggiobike Foscato (1° Memorial Valerio Iotti), avevamo pedalato con tranquillità fino ad Albinea poi i due fucilieri del gruppo, come spesso capita, erano stati colti da un impulso nervoso tanto improvviso quanto incontrollato ed avevano accelerato creando il vuoto alle loro spalle. Per diversi km era stato un continuo alternarsi di allunghi e ricompattamento fino alla base della Minghetta dove inevitabilmente la distanza tra i telai era andata via via aumentando. Avevamo serenamente accettato che alcune esili figure ci sorpassassero ma quando un diversamente magro con la maglia della Astana ci aveva oltrepassato, il fuciliere della bassa non aveva apprezzato e si era incollato al molto diversamente magro ma aveva anche avuto l’accortezza di non superarlo, regalandogli così un anno di vita. Salire a Baiso da San Romano ci aveva invece mostrato le qualità dello stagista. Veterinario come Piero, ma molto, molto più disinvolto di Piero nel pedalare su ogni tracciato, lo stagista alla domanda: “Ma tu correvi con Celestino?” prontamente aveva risposto: “Sì, ma andavo molto più forte”. Alla seconda domanda: “Ma il Celo era così anche in quei formidabili anni?” il ciclista in sella alla HB – che speriamo possa sceglierci come futuri compagni di pedale – aveva immediatamente risposto: “Non è cambiato di una virgola”. Da Baiso eravamo poi scesi al fondovalle, salutato Adelmo ed Azio e risaliti fino al bivio di Cigarello. Pantano e la Stella le ultime due salite importanti, Rossena, Rossanella e Canossa le sempre belle cartoline ammirate nel tratto in discesa prima dello strappetto per Vetto di Grassano poi, quando ormai ci sentivamo a casa, la caduta, il capitombolo, il sangue, il dolore. Ci eravamo accordati per scendere da Sedignano e Bergonzano per accompagnare la segretaria almeno fino a Montecchio ma, al bivio di Borsea, l’attesa era stata troppo lunga per non suscitare un sospetto. Era stato Maurizio a ipotizzare una foratura o una caduta e la conferma era avvenuta telefonicamente. Millesettecento metri di risalita prima di vedere Alda seduta a terra. Poco prima avevamo visto un ciclista che aveva già contattato l’ambulanza, altri quattro ciclisti erano là intorno alla sfortunata ragazza, uno solo era dei nostri, Fausto. Non sdraiata ma seduta a terra, cosciente, dolorante, ammaccata più che mai Alda aveva il ginocchio destro con un’abrasione evidente e sangue in bella vista. Non era quella però la parte del corpo che ci aveva impressionato di più. Il volto, era il suo volto che ci aveva impressionato. Un taglio sul sopracciglio destro, un fazzoletto blu a tamponare l’occhio e la tempia destra già abbondantemente rigonfia e piena di sangue. Non era stato facile fare dell’ironia, non era stato nemmeno facile fare alcune foto, non era stato possibile negare l’evidenza. Il dolore alla spalla preoccupava Alda più di ogni altra cosa, il contemporaneo passaggio di Don Pellegrino con relativa benedizione aveva preoccupato sia Mauro che me e solo l’arrivo in quel momento di Getto ci aveva distolto dai cattivi pensieri. Alcune foto così per documentare il fatto e poi l’attesa – che pare sempre lunga in quei momenti – dell’ambulanza. Alle 12:15 eravamo lì a dare conforto ad Alda in quella maledetta curva, alle 12:30 un collare cervicale proteggeva la nostra segretaria, di lì a poco era apparsa la tavola spinale dove distenderla e la barella con cinghie dotata di rotelle per collocarla distesa e in tutta sicurezza all’interno dell’ambulanza. Coordinazione, competenza, sinergia. In pochi momenti seguendo le indicazioni dei volontari della Croce Rossa avevamo seguito le direttive ricevute, avevamo sentito il rumore del portellone che si era richiuso e mestamente eravamo risaliti in sella per scendere lentamente, con estrema cautela in paese. Se solo oro ho avuto la forza di scrivere queste poche note è perché l’ultimo messaggio ricevuto da Alda mi ha rincuorato e mi ha convinto che il suo morale è alto, medio alto, non è sotto i tacchi. Scrive la ragazza: “Come sto? Così, così. Ho male da tutte le parti !!! E un occhio da pugile !!! Porca l’oca !!!! Tempo al tempo. Così mi ha detto il dottore”. Coraggio Alda, avrai anche un occhio da pugile ma nessuno ti metterà ko.

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