Domenica 6 luglio 2014

Quando alle 7:30 precise Sandro pronuncia la breve frase: ”Chi viene a Monteorsaro, metta un dito qua sotto” non c’è stato un gran movimento tra i tavoli e le sedie poste davanti al Bar Andrea. Un solo dito, l’indice della mano destra di Celestino, va a cercare il contatto con il palmo della mano del salitomane per eccellenza della Ciclistica Sampolese. Cosa abbiano pensato i due promotori di quella proposta è difficile saperlo, forse un “Meglio soli che male accompagnati”, oppure “Poca brigata vita beata”, addirittura potrebbero essersi spinti persino a enunciare “E’ proprio un gruppo di spappolati”. C’è del vero indubbiamente in quest’ultimo concetto, io in effetti, una volta giunto a casa dopo i 90 km percorsi, mi sono proprio sentito un poco spappolato e con grande piacere mi sono seduto su di una seggiola. Partiti i due, il primo segretario del gruppo ciclistico se ne è rimasto comodamente seduto al tavolo mentre tutti noi cominciamo a pedalare in direzione di Cedogno e, solo grazie alla lucidità mattutina del Corbelli, imbocchiamo la strada giusta, quella per Ciano d’Enza e non quella di Traversetolo come i più, me compreso, pensavano di intraprendere. Sono 8 km in più quelli che percorriamo, e che dovremo fare anche in futuro, per baipassare la frana della Cantoniera, e i più impegnativi, lo sappiamo da anni, si sono dimostrati gli strappi in vista di Cedogno. Con piacere, nella discesa per il ponte sulla Lonza, le nostre ruote finalmente scivolano su di un asfalto che non vedeva la ripavimentazione da anni. E’ stato piacevole, è stata una sorpresa, è stato un buon inizio di giornata. Giornata calda, nessuna brezza, gruppo già frazionato sulle rampe di Gottano dove il pensiero di arrivare al Passo Scalucchia o di affrontare la salita di Pieve San Vincenzo fa aumentare la sudorazione a più d’uno. I primi a salutarci, lo fanno poco dopo la partenza alla rotonda di Fontaneto, sono Davide e Danilo che ci lasciano per andare incontro a Maura. Bel gesto! Al termine della salita di Cereggio avviene la seconda scrematura ed un solo intrepido, un solo audace, un solo temerario, l’irriducibile del gruppo procede in direzione Passo Lagastrello. Se abbia poi affrontato le rampe di Storlo e Poviglio o quelle più dolci di Succiso sarà Mauro a dircelo domani. Scendere in bici è sempre piacevole, scendere dopo aver sofferto la salita è addirittura fantastico. Chi raggiunge il bivio sulla SP15 senza mostrare nessuna fatica è Paolo, l’orafo, ma lo fa a bordo dello scuter e, nonostante il casco e la presenza tutt’altro che ingombrante che si ritrova alle proprie spalle, con facilità e quasi in impennata ci regala un saluto ed un sorriso. Alla fontana di Taviano ci dissetiamo e riempiamo le nostre borracce, a quella successiva di Lagrimone ci separiamo nuovamente. Roberto, Maurizio e Alda si inerpicano sulle rampe del Monte Fuso rispondendo così all’invito proposto da Paolo: “Rosiniamo?”. Io e Oscar scegliamo la più comoda via di Campora senza sapere che alle nostre spalle anche Massimo e Pietro, che davamo per certo già nei pressi di Moragnano, avevano optato per la nostra stessa strada. Ah saperlo! Saremmo arrivati insieme e chiacchierato forse un poco di più. Tra le chiacchiere mattutine un paio di news. Il Manguzzi pare abbia rifiutato, forse nella giornata di ieri, il Galibier mentre oggi il Gladiatore del gruppo, il Sassi, sta partecipando alla 28° edizione della Maratona dles Dolomites. Di Dario e di Friggi, recenti compagni di viaggio, nessuna notizia. Nessuna notizia nemmeno del Presidente. C’è chi lo immagina sulla bici, con meta finale Castelnuovo Monti, chi invece tra le mura domestiche a preparare il limoncino con i bei limoni di Sorrento. Tra i tanti itinerari di giornata riporto solo quello di cui sono certo. Tutti gli altri, certamente più difficoltosi, sicuramente più lunghi, non sono in grado di catalogarli in quanto le vie del ritorno da Monteorsaro, da Pratizzano e da Rusino sono innumerevoli. Se avessi scelto uno degli ultimi tre itinerari invece di sedermi su di una seggiola mi sarei dovuto sdraiare su di una panchina. A proposito di panchina, in questi giornate con le partite di calcio ne abbiamo potute vedere diverse. Tutte belle colorate, tutte gremite di dirigenti e calciatori pronti ad entrare in campo per sostituire qualcuno. Una panchina è possibile anche vederla nelle foto in allegato a questo breve racconto di giornata. Non si riferiscono però ad una panchina reggiana, tantomeno ad una parmense. Trattasi di una panchina pugliese, di Selva di Fasano. Se siete curiosi sbirciate le foto e cliccate velocemente la sequenza, avanti e indietro, e specialmente le ultime. Se volete saper cosa era successo, beh allora dovrete aspettare le pagine di un Diario semiserio che pian piano sta prendendo forma.

 

6 luglio itinerario