30 luglio 2017 – MONTE PASUBIO E RIFUGIO PAPA


Domenica 30 luglio è stata portata brillantemente a termine l’escursione sul Monte Pasubio e al Rifugio Papa. Già calendarizzata negli anni scorsi ma mai effettuata per le condizioni atmosferiche avverse, la riuscita della manifestazione ha reso finalmente felici tanti tesserati ed in modo particolare Luigi Rovacchi, ideatore ed organizzatore della bella ed impegnativa pedalata. A testimonianza della riuscita dell’evento ciclistico possono bastare alcuni riconoscimenti postati sul gruppo WatsApp di mountain bike che riportano un: “Grazie Luigi per l’ottima giornata organizzata perfettamente, alla compagnia e ai fotoreporter per le bellissime immagini” ed un conclusivo: ”Tutto perfetto” che non ammette dubbi. A seguito di tale dimostrazione di affetto e riconoscenza abbiamo contattato direttamente Luigi che ci ha così commentato la giornata trascorsa in bicicletta: “Partenza ore 6:00 puntuali. Viaggio senza intoppi fino a Pian delle Fugazze. Troviamo delle tracce di pioggia per strada ma arrivati lì abbiamo trovato un tempo splendido per cui partiamo carichi come le molle. Siamo io, Davide, Seila, Daniela, Giuseppe, Imer, William, Carlo, Paola, Filippo, Fabrizio, Federico, Waghen. Affrontiamo i primi 8/9 km di strada militare nel sottobosco e ce la giochiamo in velocità con numerosi escursionisti a piedi fino all’ultimo tornante prima della galleria Generale d’Havet. Il fine non è di dimostrare chi è il più forte ma evitare di arrivare al Rifugio Papa quando le cibarie sono già finite. Arrivati alla galleria – dove un gentile escursionista cui avevamo chiesto di farci una foto ci ha detto: “Non so se l’ho fatta!” – abbiamo scoperto che ne aveva fatte ventiquattro. Attraversiamo la galleria e davanti a noi, ragazzi, si apre uno spettacolo unico. C’è la Strada degli Eroi che sale scavata nella roccia sulle pareti verticali a precipizio sulla Val Canale. Sono 2-3 km che ci porteranno fino al Rifugio Papa e che percorriamo in almeno un’ora, non meno, visto le numerose soste fotografiche. Da segnalare branchi di corvi, aquile, stelle alpine quante nessuno di noi penso non ne avesse mai viste, ma anche un momento di terrore quando Davide ha provato ad issare Seila su uno spuntone roccioso, la quale Seila in presa al panico ha promesso non so quali favori al consorte (…..) purché non la lasciasse cadere nel vuoto. Superato questo terribile momento arriviamo finalmente al Rifugio ma il traffico da Ferragosto, come sulla spiaggia di Rimini, ci induce a proseguire. Che cavolo! Abbiamo della gente nel gruppo che ha fatto la Dolomite Superbike e qui i ragazzi hanno ancora molte energie da spendere quindi procediamo in salita verso la Cima Palon per il sentiero storico monumentale dove troviamo l’arco romano, che è stato il punto massimo di avanzata austroungarica, la chiesetta di Santa Maria del Pasubio in memoria dei soldati morti e un vasto campo trincerato ma soprattutto troviamo un piccolo rifugio gestito da simpatici alpini di Vicenza che, sotto alcuni gazebi, ci rifocillano con pasta, salumi, formaggi, caffè e soprattutto vino. Qualcuno ha avuto l’ardire di chiedere birra ma è stato fulminato con lo sguardo e redarguito con un: “Abbiamo solo vino!”. Durante il pranzo abbiamo poi avuto modo di confrontare i nostri miseri zaini con quello di un esperto montanaro dove all’interno del suo aveva più o meno tre cambi completi, alimenti per una settimana, vino per altrettanto tempo e cicchetti di sconosciuta provenienza. Volume dello zaino più o meno un metro cubo e peso sconosciuto ma sicuramente considerevole. A questo punto dopo il pranzo avevamo due scelte, o proseguire in cima al dente italiano dove vedevamo in lontananza alcune persone oppure adagiarci sull’erba per una pennica. Lascio indovinare che cosa abbiamo fatto. Dopo la pennica – alcune chiacchiere e foto con quelli che erano diventati i nostri amici alpini – siamo ritornati verso il rifugio Papa e da lì verso valle per la strada degli Scarrubi. Qui veramente altro versante e altro spettacolo. Scendiamo rapidamente di quota dai 2000 metri che eravamo circa, attraverso una lunghissima discesa un po’ scassata che ci porterà a Malga Campiglia e Bocchetta Campiglia, dove inizia la strada delle 52, e quindi a Passo Xomo. Da Passo Xomo abbiamo preso l’asfalto per Ponte Verde poi gli ultimi 3 km veramente assassini su asfalto con pendenze fino al 15% per arrivare al punto di partenza di Pian delle Fugazze, veramente stremati ma felici. Inconvenienti… Problemi di pneumatici per Waghen e Davide ma risolti brillantemente. Metterei una nota, una segnalazione che è questa: “Ottimo comportamento da parte di tutti i partecipanti ma secondo me una menzione particolare per Paola e Filippo (moglie e figlio di Carlo) per la tenacia che ci hanno dimostrato sia in salita che in discesa, non hanno mollato veramente mai”. In tutto percorsi 33 km con dislivello di circa 1200 m. Questo è quello che abbiamo fatto”.

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